Uva, la depurazione è dolce

Uva, la depurazione è dolce

L’uva fa parte della storia dell’uomo: la coltivazione della vite si perde infatti nella notte dei tempi a partire dall’Asia Minore, da dove si diffuse nel bacino mediterraneo, tanto che gli Egizi raffigurano sulle pareti delle piramidi copiosi pergolati di vite già nel 4.000 a.C. In Italia, i reperti fossili fanno risalire la comparsa della vite all’era Quaternaria: l’antica denominazione di Enotria testimonia che il nostro Paese era già famoso per i suoi vini fin dal più remoto passato, anche se l’inizio della viticoltura vera e propria avvenne in Sicilia circa 2000 anni a.C.
Uva e vite sono preziose anche per il nostro benessere e non solo per il palato o la produzione.

Cosa contiene l’uva?
L’uva fresca, la cui composizione è assai simile a quella del latte umano, è un alimento importante, a patto di masticare anche la buccia e i semi: è energetica (70 kcal/hg) per il contenuto in zuccheri; è remineralizzante e ricostituente del sistema nervoso grazie a sali minerali, zuccheri ed enocianina; è disintossicante e disinfettante grazie al tannino e allo zolfo; è diuretica e depurativa grazie al potassio; è digestiva grazie agli acidi organici e agli enzimi della buccia. È lassativa per il contenuto in tartrato di potassio, acido tartarico, pectine e mannosio; viceversa, quando non è del tutto matura, grazie ai tannini della buccia è fortemente astringente. Protegge infine l’apparato cardiocircolatorio grazie agli acidi grassi polinsaturi dei semi e ai flavonoidi della polpa.
Adattissima in tutti i casi in cui l’organismo ha bisogno di energia (infanzia, vecchiaia, gravidanza e allattamento, convalescenza, dimagrimento, stress fisico e psichico, depressione), è controindicata ai diabetici (contiene glucosio) e ai colitici (cui è permesso solo il succo), mentre gli obesi non ne devono abusare.

E cosa contengono le foglie di vite?
Sono preziose anche le foglie della vite, perché contengono proantocianidine (di colore rosso), flavonoidi e composti come il resveratrolo (peraltro più presente nelle radici, nei rami e nel vino). Raccogliete il fogliame dopo la vendemmia, quando il colore è già virato al rosso.
Le proantocianidine rinforzano la parete dei capillari e incentivano la produzione di elastina. Sono dunque utili in caso di insufficienza venosa, riducendo il gonfiore delle gambe, dei polpacci e delle caviglie, la sensazione di pesantezza e i formicolii. vengono utilizzate sotto forma di estratti secchi o di pomate o gel ad azione locale.
In passato le foglie fresche scottate nell’acqua si impiegavano per lenire le emorroidi.

Come si coltiva la vite
Una volta deciso il tipo di vite da coltivare (se da tavola o da vino, o entrambe: trovate un vasto assortimento in tutti i Centri di Giardinaggio), dovete scegliere i vitigni più adatti al terreno, e soprattutto il portainnesto giusto, che deve essere idoneo sia al terreno ove andrà impiantato sia al vitigno che porta innestato. In autunno preparate lo scasso, mentre l’impianto va fatto in primavera nelle regioni settentrionali, oppure, nelle zone meno fredde, sui laghi e nel Sud, nell’autunno successivo. Dopo la piantagione tagliate la barbatella (giovane vite) a due gemme perché non debba sforzarsi troppo nell’attecchimento, e mantenete la terra intorno leggermente umida, morbida e libera da erbacce. Poi preparate la palatura ove tirare i fili per legarvi i tralci delle barbatelle. I vitigni per uva da tavola vanno allevati in modo che i grappoli d’uva siano ben battuti dal sole e abbiano aria intorno. Si deve praticare il diradamento dei chicchi, in modo che gli acini sani vengano più grossi e più belli. Le modalità di allevamento più adatte sono la forma a spalliera o controspalliera, o a pergolato semplice. La potatura è sempre indispensabile, in marzo: se il tralcio ha già rametti pendenti, vanno potati a due-tre gemme; se invece non ha rametti, si può arrivare a lasciare sette-otto gemme. La concimazione deve tener conto del terreno, del clima, dell’allevamento, del portainnesto e del vitigno. La vigna va mantenuta inerbita.

Come si raccoglie l’uva
La raccolta per uso familiare deve essere scalare, cogliendo solo i grappoli già maturi, cioè già completamente colorati secondo la tinta della varietà allevata. Con le apposite forbici cogliuva recidete il peduncolo che porta il grappolo, appoggiandolo in un cestino.

Ricette di erboristeria con l’uva
Per depurare l’organismo: per 3 giorni consumate solo uva (accompagnata, lontano dall’assunzione, da acqua minerale o tisane di erbe), a partire da 1 kg al giorno e per un massimo di 3 kg. È la famosa “cura dell’uva”, da effettuare solo se siete in buona salute. Sotto stretto controllo medico è prolungabile fino a 10 giorni.
Per calmare la cistite non batterica: bevete una tazza di succo fresco diluita in una tazza d’acqua calda, una volta al giorno.
Contro i dolori da artrite: bevete 1 l di succo fresco al giorno per almeno 3 settimane.
Per sbloccare l’intestino pigro: bevete 2 bicchieri di succo di acini maturi sbucciati la mattina a digiuno.
Per arrestare una diarrea ostinata: mangiate uva acerba e con la buccia, quanta ne sopportate.
Per risolvere un leggero rachitismo nel bambino: un bicchiere di succo al giorno per almeno due mesi.
Per asciugare la pelle grassa: strofinate ogni giorno per qualche minuto un mezzo chicco d’uva nera, lasciando asciugare il succo; dopo un’ora lavate con acqua tiepida.
Per nutrire la pelle secca o normale: frullate un piccolo grappolo d’uva bianca privata dei semi ma con la buccia, applicate per mezz’ora la purea sul viso, sciacquate con acqua tiepida.

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